domenica 29 ottobre 2017


Perdonare per avere la pace (Dai commenti pratici di p.Slavko )


 

Maria, da tempo ripete spesso queste parole, toccando la condizione fondamentale della pace. Se non si perdona la pace non è possibile.
1. Perdonare non è facile, questo lo sappiamo tutti sicuramente; specialmente quando le cose che non ti piacciono si ripetono, soprattutto nella famiglia. Gesù non ha detto per caso che bisogna perdonare "70 volte 7", cioè sempre. Ma noi ci troviamo molte volte in una contraddizione con noi stessi: vogliamo la pace e non vogliamo perdonare; vogliamo la pace ma non vogliamo chiedere perdono. Perché, per chiedere il perdono, bisogna avere anche un po' di umiltà; chiedere perdono significa vedere anche la parte della propria responsabilità. Qui troviamo un grande problema: vedere la propria colpa, riconoscerla e chiedere perdono. Io mi ricordo di questa storia vera. Una persona è venuta e ha detto: "Io non ho più la pace; non posso dormire, né lavorare, non posso far niente". E io ho chiesto quello che anche voi avreste chiesto: "Da quando non hai la pace e perché?" Mi dice: "Una persona mi ha ferito profondamente e ho perso la pace". Io ho detto allora: "Tu devi perdonare e la pace ritornerà". Ha detto: "Eh, padre, non posso, perché mi ha ferito profondamente". Io ho detto: "Ma tu cerchi la pace?" "Sì, padre; non posso dormire, non posso mangiare, non posso lavorare".

 
Allora io ho detto: "Tu devi perdonare!" "Ah, non posso perché non è la prima volta che mi ha ferito così!" "Ma tu vuoi la pace!" "Sì padre!" Potevamo continuare fino all'indomani e mancava poco che questa persona entrasse in conflitto anche con me. Noi sappiamo tutti che quando siamo feriti, è difficile perdonare o chiedere perdono, ma, volendo la pace, dobbiamo lavorare su questo punto del perdono e non dire che è impossibile perdonare. Dio non può chiederci le cose impossibili. Se noi pensiamo che è impossibile, probabilmente non preghiamo abbastanza. Infatti la Madonna ci insegna: "Pregate con il cuore per poter perdonare ed essere perdonati" (a Ivanka 25.06.97). In un messaggio al gruppo di preghiera, la Madonna ha detto: "Se tu senti nel tuo cuore qualche cosa contro qualcuno, prega fino al momento in cui cominci a sentire sentimenti positivi verso questa persona". In un gruppo una persona ha reagito dicendo: "Ah, io dovrei pregare giorno e notte!" E allora prega giorno e notte fino a che riuscirai a perdonare, perché la pace è un profondo desiderio di tutti e vale la pena impegnarsi.
 
Il problema del perdono è più grave di quanto noi pensiamo, soprattutto nelle famiglie. Guardate, quando parliamo degli altri ad un amico o ad un'amica, come parliamo? Molte volte in modo negativo; e sempre, quando siamo tentati di parlare così, si tratta del problema del perdono. Si dice: "La mia vita è difficile a causa di mio padre, di mia madre, marito, moglie, suocera, nuora..." Sono sempre gli altri quelli che ci creano problemi! Quante volte abbiamo detto o sentito dire che la vita di mio padre o di mia madre, di mia moglie, o di mio marito è difficile a causa mia! E' molto raro vedere le difficoltà che hanno gli altri, per il fatto che vivono con noi, ma noi sempre sappiamo come è difficile la nostra vita a causa degli altri.
 
E' sempre il problema del perdono. Soprattutto questa affermazione: "Io ho ragione!" Ecco una storiella: Dio permette a satana di dominare un giorno una città; e satana gli chiede solo una cosa: lasciare che i semafori della città segnino sempre verde. Risultato: in un minuto confusione completa! In ogni incidente ognuno aveva ragione: quello che veniva da una parte aveva il verde, ma anche quello che veniva dall'altra parte aveva pure lui il verde! Tutti avevano ragione. E chi può perdonare se ha ragione? E chi poteva chiedere perdono se aveva ragione? Ecco: quante volte dalla nostra parte c'è sempre verde e dopo tutti sono colpevoli intorno a noi; solo noi no, perché abbiamo la luce verde... Sono sicuro che avete ascoltato le testimonianze dei giovani di suor Elvira. Una volta uno ha detto: "Noi ci amiamo nella comunità non perché non ci conosciamo, ma ci amiamo perché ci conosciamo; noi non abbiamo paura di dire all'altro: ho sbagliato. Ci amiamo perché conosciamo anche le debolezze l'uno dell'altro". Molte volte, soprattutto nelle famiglie, noi nascondiamo queste cose. E dopo si incontrano le maschere! Le maschere, non le persone! E così si incontrano maschere tra marito e moglie, tra genitori e figli e hai un teatro, non una famiglia, non una vita.
2. Di solito diciamo che noi viviamo male a causa degli altri e non ci accorgiamo quando gli altri vivono male a causa nostra. Cioè vediamo la pagliuzza nell'occhio del fratello e non la trave che è nel nostro.

 
Qui possiamo collaborare con Maria o con satana. Quando abbiamo esperienze negative con gli altri, quando ci hanno ferito o parlato male di noi, che cosa facciamo? Se continuiamo ad accusare, a farli responsabili per questo, a spargere in giro queste cose, noi collaboriamo con satana, perché satana fa così. Nella Bibbia si dice che satana si trova davanti al trono di Dio e ci accusa. Nei messaggi della Madonna troviamo invece questo: "Io prego per voi...". "Io intercedo per voi presso Dio...". La Madonna ci conosce, conosce le nostre cose buone e anche le cose cattive, ma non ci accusa, non ci condanna; bensì prega per noi. Allora, quando tu hai un'esperienza negativa con qualcuno e cominci a pregare per questa persona, tu sei in piena collaborazione con la Madonna. Guardate che su questo punto siamo tutti troppo deboli: parliamo spesso male gli uni degli altri e siamo tentati di ingigantire le storie negative; e dall'altra parte siamo tentati a diminuire il bene degli altri. E' sempre la collaborazione con il negativo! E' anche una tentazione quando uno dice: "Quello che ti dico è proprio vero!" Anche se è vero, tu diffondi le cose negative e il negativo si allarga. C'è un buon consiglio per tutti voi, soprattutto per coloro che sono molto tentati a parlare male degli altri.
 
Io dico a loro: continuate a parlare male, ma a una condizione. Prima di raccontare le cose negative, a questa persona alla quale vuoi parlare, devi dire: "Quando termino di dirti queste cose negative, promettimi che pregherai un Rosario con me per questa persona, oppure che farai un giorno di digiuno per la persona che ti ha fatto del male". Sono sicuro che molti vi diranno che non hanno tempo di ascoltare le cose brutte e negative... Succede spesso che anche le persone che pregano molto, dicono il Rosario, vanno alla Messa, ecc., quando si incontrano con gli altri, tante volte parlano male, fanno delle chiacchiere. Bisogna decidersi: con chi vuoi collaborare? Con la Madonna o con satana? (16 agosto 1997).
 

domenica 8 ottobre 2017

Anche in Italia "Un muro di persone reciterà il Rosario  (e digiunerà) su tutto il territorio della nostra Nazione"!

 
 
l'AIASM (Associazione Italiana Accompagnatori Santuari Mariani), di cui faccio parte, seguendo gli insegnamenti di Maria e seguendo il bellissimo esempio dei fratelli polacchi, il 13 ottobre alle ore 17.30 indice la più potente iniziativa per la pace: "il digiuno e la preghiera del Santo Rosario".

Su tutto il territorio Nazionale ogni uomo/donna di buona volontà si rechi quindi nella propria Parrocchia e/o crei gruppi di preghiera con la stessa intenzione dei fratelli Polacchi: "Chiedere alla Madonna di salvare l'Italia e l’Europa dal nichilismo islamista ,dal rinnegamento della fede cristiana e dal terrorismo".

La Recita del Rosario comincerà alle ore 17.30, il digiuno a pane ed acqua (come chiede Maria) tutto il giorno... Chi non può digiunare ricordi che può fare rinunce.


Anche in Italia si richiede di essere in stato di grazia (previa confessione sacramentale)



                       MA PERCHE' PROPRIO IL ROSARIO ED IL DIGIUNO?


La Madonna ci insegna che il Rosario è la più potente arma contro il male e con il digiuno si possono fermare anche le guerre e gli eventi naturali.

Quindi nel suo centenario dalle Apparizioni di Fatima imploriamo proprio questo e venerdì 13 ottobre 2017 alle ore 17.30, uniti, eleviamo al cielo le nostre preghiere...

martedì 19 settembre 2017


La Gospa a Medjugorje Ha" spiegato" il Padre Nostro, lo Ha commentato in un messaggio per il gruppo di preghiera del 14 marzo 1985. «Figli cari! Voi non sapete ciò che è fondamentale nella vita di preghiera: pregare il Padre Nostro, pregare la preghiera del mattino e della sera, affidarsi a Me. Dovete imparare prima questo per poter poi pregare bene il Rosario. Provate a pregare un Padre Nostro radicale, e non un Padre Nostro pregato superficialmente."

Cercate di avvicinarvi a quel Padre per il quale pregate, al quale dovete anelare ogni giorno e del quale la vostra anima deve aver sete. Non lasciate che vada perso questo tempo in cui imparate ad entrare nella preghiera. E non dimenticate: La preghiera non è completamente preghiera finché il vostro cuore non sarà felice. Ora dunque meditiamo il Padre Nostro, frase per frase, e impariamo a pregarlo:

– “PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI”:
Dio è proprio il Padre vostro! Perché avete paura di Lui? Tendetegli le vostre mani perché Egli si è concesso a voi come Padre e vi ha dato tutto. Se i vostri padri terreni fanno tanto per voi, pensate quanto più fa il vostro Padre celeste! I vostri padri terreni vi amano, ma il vostro Padre celeste vi ama ancora di più. I vostri padri terreni possono anche adirarsi con voi, Dio no. Dio vi offre solo e sempre amore, Misericordia e tenerezza.

– “SIA SANTIFICATO IL TUO NOME”:
se dunque il Padre celeste vi ha donato tutto, come potete non rispettarLo, come potete non amarLo? Lodate e benedite il Suo Santo Nome! Testimoniate anche ai peccatori che Egli è Padre, il Padre di tutti, e come tale va servito e glorificato.

– “VENGA IL TUO REGNO”:
siate consapevoli che senza di Lui non potete far nulla. Siate coscienti che se il Suo Regno non è presente in voi, siete deboli. I vostri “regni” passano, il Suo no. Ristabilite il Suo Regno nel vostro cuore.

– “SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ COME IN CIELO COSÌ IN TERRA”:
pregate Dio perché vi faccia comprendere che i regni che voi vi costruite sono destinati a finire. Fate sprofondare questi vostri regni perché la volontà di Dio possa essere per voi l’unico vero regno. Impegnatevi a fare subito, da questo momento, ora, la volontà di Dio. Pregate perché i vostri cuori si aprano al Signore e possiate rispettarLo e ubbidirGli come lo fanno gli Angeli. E pregate perché qui sulla terra tutto possa diventare santo come in Cielo

– “DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO”:
chiedete al Padre celeste specialmente il pane per la vostra anima. ChiedeteGli che questo pane non vi manchi mai affinché possa diventare cibo che nutre la vostra vita spirituale e che vi santifichi per la vita eterna. Il pane quotidiano vi aiuta a capire ciò che si deve fare ma sappiate che questo nutrimento non vi può essere dato se non pregate.

– “RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI”:
voi pregate che vi siano rimessi i vostri peccati nella stessa misura in cui voi li rimettete ai vostri debitori, senza rendervi conto che se i vostri peccati fossero rimessi veramente così come voi li rimettete agli altri, sarebbe una ben misera cosa. Dio invece perdona sempre e subito quando voi Glielo chiedete affinché anche voi possiate perdonare a coloro ai quali finora non eravate capaci di farlo. SupplicateLo per questa Grazia!

– “E NON CI INDURRE IN TENTAZIONE”:
supplicate Dio affinché non permetta che siate tentati con grandi prove. Riconoscete la vostra debolezza. PregateLo che possiate superare ogni prova per non cadere in peccato.

– “MA LIBERACI DAL MALE”:
Pregate Dio che vi protegga da ogni forma di male. SupplicateLo perché vi faccia comprendere quanto di positivo c’è nelle prove che Egli permette così che possiate trarne giovamento e compiere un ulteriore passo verso la vita eterna.

– “AMEN”:
Così sia, Signore! Tutto sia fatto come vuoi Tu!».


Mario


 

 


lunedì 21 agosto 2017

Se io non fossi Papa, sarei già a Medjugorje… Custodite bene Medjugorie: è importante!” ....



           Disse San Giovanni Paolo II  alla veggente Mirjana e poi aggiunse, a proposito di ciò che accade lì: “È un evento cruciale per la Chiesa e per l’umanità.”.
Giornali cartacei e online che scrivono quello che gira nella testa dell’autore, notizie non verificate, notizie e commenti inventati o manipolati per convenienza. Insomma: briglia sciolta per tutti! Un’offesa per il lettore, una vera e propria mancanza di rispetto per il fedele. Sì, perché chi agisce così, significa che considera il suo interlocutore/utente un ignorante o un cretino, capace di ingurgitare qualunque cosa. E poi ci sono quelli che cercano sempre l’argomento contro. Contro qualsiasi cosa, purché sia contro. Questione di soldoni, naturalmente…business non certo devozione Mariana...
 
Un tema favorito: Medjugorje
E oggi, uno dei temi ricorrenti maggiormente favoriti da molti è Medjugorje, soprattutto trattato in versione contro, ridicolizzando tutto. È buffo, in fondo, perché trattare Medjugorje in versione contro, appiattisce la stessa forza contraria, che si ritrova con argomenti deboli, tutti uguali e, per quanto aggressivi, già smentiti da anni da illustri studiosi e professori. Ma è ora di dire basta a questi stupidi attacchi distruttivi, soprattutto con le loro sempre uguali e puerili argomentazioni.
 
Medjugorje è una truffa, una finzione e un inganno?
Ma possibile che chi sostiene questo non si sia documentato? Le informazioni sono a portata di bambino! Svariati studi medici e scientifici, condotti negli anni con apparecchiature sofisticate e all’avanguardia, hanno potuto affermare – anche una commissione italiana diretta dal Prof. Luigi Frigerio di Bergamo – “Noi medici non siamo capaci di dare una spiegazione a questo fenomeno. Non c’è frode, non c’è inganno, non c’è simulazione.”. Non solo, ma nella relazione si trova anche detto che: “non si sono mai verificati, parole o comportamenti dei veggenti che potessero definire un profilo psicopatologico del tipo di stati allucinatori, deliranti o isterici. Perché la scienza vale solo quando si vuole distruggere, altrimenti viene ignorata come incompetente?
 
I veggenti si sarebbero inventati tutto
Partiamo da dati di fatti concreti e constatati. Primo: i bambini ai quali è apparsa la Madonna a Medjugorje non erano a conoscenza delle altre apparizioni mariane nel mondo, né sapevano che la Madonna potesse apparire, a causa anche del regime comunista che controllava tutta l’informazione e badava bene a impedire la diffusione di qualsiasi notizia cattolica. Quindi è chiaro ed evidente che non potevano inventare qualcosa che non conoscevano. Secondo: men che meno potevano quei bambini essere perfettamente coordinati nei comportamenti durante le apparizioni o durante i singoli interrogatori subiti e resistere per tutti questi anni. Tanto per citare un fatto non secondario, Jakov, a 8 anni, interrogato da uno psichiatra incaricato di scoprire l’inganno, disse una frase impensabile per un bimbo di quell’età: “Io sono pronto a morire per la Madonna”. È storia ormai, che il medico che ascoltò Jakov si convertì al Cristianesimo subito.
 
Guarigioni del corpo e dello spirito
Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto. (Gv 20,29) Sin dagli inizi, giungendo fino ai giorni nostri le guarigioni a sorpresa, totali e inspiegabili, da mali dichiarati incurabili, giudicate prive di spiegazioni naturali, si sono susseguite. Una commissione internazionale, incaricata di verificare tali guarigioni, ha dichiarato nel suo rapporto che: “Non esiste spiegazione meramente naturale a questi fenomeni. Non si tratta di fenomeni diabolici.”.
Due milioni e mezzo di pellegrini ogni anno passano per Medjugorje e di questi almeno un migliaio di guarigioni del corpo, per non parlare di quelle dello spirito. Bruno guarito da un tumore all’apparizione l’8 dicembre 2016, dopo che a sua moglie il medico aveva detto che lei avrebbe passato un brutto Natale. Silvia guarita da una malattia che l’aveva praticamente portata alla paralisi e per la quale nessuno aveva dato più speranze. Andrea malato di SLA che si è alzato guarito dalla sua sedia a rotelle. Michael guarito da un tumore al cervello che ormai non gli permetteva più di deambulare. Gloria guarita da gravi problemi di emorragie e dolori uterini. Raffaella guarita dalla cecità totale. David è tornato a camminare dopo anni e anni sulla sedia a rotelle, Joshua un bambino oramai  dato per morto guarito da 22 tumori e La lista sarebbe lunghissima. L'albero buono dà frutti buoni ci dice Dio tramite il Vangelo....(Mt 7,15-20 )
 
Innumerevoli anche le conversioni, per non parlare delle più di 650 vocazioni sacerdotali, nate e confermate proprio a Medjugorje. E ancor più lunga è la lista di guarigioni dalle dipendenze, dalla disperazione, dall’angoscia che ti soffoca e non ti lascia vivere. Ma saranno tutti matti? Tutti autosuggestionati? Per non parlare poi delle liberazioni dalle possessioni. Solo all’ultima apparizione del 2 agosto ci sono state 4 liberazioni dal demonio e, guarda caso, proprio quelle attorno alle quali si sono raggruppati alcuni dei tanti sacerdoti, lì presenti per la festa dei giovani, a pregare per quelle persone sofferenti. Come si può dire che Medjugorje è un bluff? Non è questo un segno forte e vivo della presenza reale della Madonna? Come si può negare l’evidenza? Difatti non è possibile, non contro tanti frutti e circa 60 milioni di pellegrini accorsi in quella santa terra di Maria, la cui conversione è ancora "work in progress" senza arrestarsi !!!
 
L’inviato di Papa Francesco, Mons. Henryk Hoser: “Medjugorije è una luce nel mondo di oggi… È una terra fertile e sono tanti i frutti spirituali… Qui la gente arriva alla sorgente, sazia la sua sete del sacro: la sua sete di Dio, di preghiera, che viene riscoperta come contatto diretto con Dio. Direi che la gente qui sente la presenza del divino anche per mezzo della Santa Vergine Maria.”.
 
La confessione e la pace
E parliamo di pace. Nei tempi più difficili dell’umanità, l’amore infinito della Vergine è sempre intervenuto perché i suoi figli siano più ferventi e insieme di stringano intorno al suo Figlio Gesù e siano allontanate le tribolazioni e trovino la pace. E la Gospa insegna che senza un cuore puro la preghiera non è esaudita. A Medjugorje, anche chi non crede finisce per confessarsi, lo avverte come una sincera necessità. Quante confessioni di persone che da decenni non si umiliavano per essere liberati dal peso dei loro peccati! Ti confessi e trovi la pace. Prima la senti, la vivi, la percepisci e proprio questo viverla, senza capire bene perché o come, ti spinge alla confessione, ti spinge a cercare di appropriartene e ti accorgi che devi sgombrare il cuore dal male per far posto alla pace, alla pace divina. A quella pace nessuno, che l’abbia provata, può né vuole rinunciare! Già da molti, Medjugorje è stata definita il confessionale del mondo.
 
Cosa trova il pellegrino a Medjugorje?
A Medjugorje capisci che guarire non è un miracolo, ma una grazia. Che quella grazia viene dal Cielo, dal Paradiso ed è donata gratuitamente per amore. A Medjugorje arrivi carico di cose, di dolori, di rabbie, di tristezze, di rancori, e te ne vai via spogliato di tutto, leggero e con il cuore pieno di pace, di gioia, di amore e di voglia di ricominciare, di non mollare. A Medjugorje impari che Gesù non ti toglie le sofferenze della vita e dei tuoi peccati, ma ti è fedele, non ti abbandona mai ed è sempre pronto ad accoglierti, a riempirti di un amore straripante, a ricevere il tuo piccolo modesto amore. A Medjugorje, da bravo cattolico figlio di Dio, diventi adoratore, dipendente da quell’Ostia Santa, Dio vivo e amantissimo. A Medjugorje senti Maria che ogni giorno ti indica suo figlio, a Lui ti porta con amore materno, quello stesso amore che tutti hanno sognato ricevere dalla propria madre, ma che è possibile ricevere soltanto dalla Mamma celeste. E tutto questo, vi prego, non scambiatelo per romanticismo, ma per pura e autentica esperienza di Dio, del Suo amore, della Sua infinita misericordia: qui a Medjugorje è possibile. Medjugorje, per chi ci è stato, è una chiamata e una grazia. Medjugorje è un pezzo di Paradiso sulla terra.
 
Non si può negare – ha detto Papà Francesco a proposito di Medjugorje – il fatto spirituale, il fatto pastorale, gente che va lì e si converte, gente che incontra Dio, che cambia vita.”
 

sabato 19 agosto 2017

La Vergine si è rivelata a Bruno Cornacchiola a Roma dal 1947 al 2001. Prefigurando ciò che sarebbe accaduto negli anni a venire....


Nell’ottobre del 2014 la copertina di Dabiq, il periodico dello Stato islamico, sconvolse il mondo civile, pubblicando un fotomontaggio nel quale la bandiera dell’Isis sventolava sull’obelisco dinanzi alla basilica di San Pietro.

Sessantanove anni fa, nell’apparizione romana delle Tre Fontane, una simile profezia era già stata proposta dalla Vergine della Rivelazione a Bruno Cornacchiola: «Vi saranno giorni di dolori e di lutti. Dalla parte d’Oriente un popolo forte, ma lontano da Dio, sferrerà un attacco tremendo, e spezzerà le cose più sante e sacre, quando gli sarà dato di farlo» (Salani.it, 2015).

“UNA RAGAZZA DI GRANDE BELLEZZA”
Cornacchiola è morto nel 2001, dopo una vita romanzesca segnata dapprima dall’intenzione di uccidere il papa, da lui considerato il capo della ‘sinagoga di Satana’, e successivamente dalla fulminea conversione al cattolicesimo, a seguito della straordinaria esperienza del 12 aprile 1947. Quel giorno, insieme ai suoi tre figli, vide sulla collinetta delle Tre Fontane a Roma una ragazza di grande bellezza, scura di pelle e di capelli, con un manto verde e un libro fra le mani; e da quel momento per tutta la vita continuò a ricevere da lei messaggi spirituali e annunci profetici fino a pochissimi mesi prima della morte, avvenuta il 22 giugno 2001.







LE PROFEZIE
Il veggente consegnò i segreti ricevuti dalla Madonna al Vaticano, che non ha mai ritenuto opportuno pubblicarli. Si tratta di sogni e di visioni che anticipavano in maniera inquietante drammatici eventi dell’ultimo secolo: dalla tragedia di Superga nel 1949 all’elezione di Paolo VI nel 1963, dalla guerra dello Yom Kippur nel 1973 al rapimento e all’assassinio di Aldo Moro nel 1978, dal ferimento di Giovanni Paolo II nel 1981 all’esplosione del reattore di Chernobyl nel 1986, dall’attentato alla basilica di San Giovanni in Laterano nel 1993 alla caduta delle Torri Gemelle nel 2001.

IL SEGRETO DI BRUNO
Per ordine della Vergine, Cornacchiola custodì una copia personale delle testimonianze dal 1947 al 2001, anno della sua morte: oggi, dopo anni di studi e di analisi, Saverio Gaeta – l’unico giornalista che ha avuto accesso ai diari di Bruno Cornacchiola custoditi presso l’associazione dei fedeli da lui fondata – ne svela integralmente i contenuti in “I segreti dei diari di Bruno Cornacchiola” (Salani editore).

“BUIO E PERDIZIONE FUORI DALLA CHIESA”
L’apparizione avviene intorno alle 16 del 12 aprile 1947. La ‘Bella Signora’ teneva nella mano destra, all’altezza del petto, un libro dalla copertina color cenere, mentre con la sinistra indicava verso i suoi piedi, dove c’erano un drappo nero simile a una tonaca aggrovigliato in terra e pezzi di un crocifisso.
La Vergine si presenta a Cornicchiola con queste parole: «Sono Colei che sono nella Trinità divina. Sono la Vergine della Rivelazione. Tu mi perseguiti; ora basta! Torna nell’Ovile Santo, Corte Celeste in terra. Ubbidisci alla Chiesa, ubbidisci all’Autorità. Ubbidisci, e lascia subito questa via che tu hai intrapreso e cammina nella Chiesa che è la Verità e allora troverai pace e salvezza. Fuori della Chiesa, fondata da mio Figlio, c’è buio, c’è perdizione. Tornate, tornate alla fonte pura dell’Evangelo, che è la vera via della Fede e della santificazione, che è la via della conversione(…)».

LA CONVERSIONE DEGLI “OSTINATI”
La Madre di Misericordia prosegue: «Prometto un favore grande, speciale: Io convertirò i più ostinati con miracoli che opererò con questa terra di peccato (la terra del luogo dell’Apparizione,). Venite con Fede e sarete guariti nel corpo e nell’anima spirituale (Poca terra e molta Fede). Non peccate! Non andate a letto con il peccato mortale perché le disgrazie aumenteranno» (Amatevi, maggio 2013).
LA PRIMA PREMONIZIONE
La prima premonizione di cui si trova traccia nel diario risale al 30 marzo 1949: «Questa mattina ho fatto un brutto sogno. Mi pareva di vedere un aereo andare a fuoco e sopra vi era scritto: Torino. Che sarà?». Il 4 maggio successivo avvenne la tragedia di Superga: l’aereo che stava riportando nel capoluogo piemontese la squadra di calcio del cosiddetto Grande Torino, da cinque anni ininterrottamente campione d’Italia, si schiantò contro il muraglione posteriore della basilica sulla collina torinese provocando trentuno vittime.
LA PROFEZIA DI ALDO MORO
Il 31 gennaio e il 25 marzo 1978 Cornacchiola sognò ancora. Furono due sogni sconvolgenti, che rivelano ancora oggi tutta la loro drammaticità: «Mi trovo vicino al Verano e, mentre stavo per entrarvi e pregare, incontro una schiera di una quindicina circa di uomini che uscivano e tra di essi vedo Aldo Moro. Mi fermo a guardare, e lui si ferma e dice: ‘Ma tu non sei quello della Madonna?’. ‘Sì’ gli dico, ‘lo sono’. ‘Ebbene, prega per me, perché ho un cattivo presentimento, di qualcosa che capita presto sopra di me!’. Mi saluta e va fuori, sale in auto, io continuo la mia visita e penso a lui come mai ho pensato». Alle 9.25 del 16 marzo, un’edizione straordinaria del Gr2 annunciò la terribile notizia del rapimento dell’onorevole Moro, segretario politico della Democrazia Cristiana, e dell’assassinio dei cinque uomini della sua scorta.
I VELENI DI CHERNOBYL
Il 1° febbraio 1986 la Vergine gli consegna un primo messaggio un po’ criptico: «Preparatevi, figli miei: la mano non posso trattenerla più! L’ira della giustizia è sopra di voi! I segni li vivrete: segni dall’aria avvelenata e dalla terra incolta e dal biancore del latte inservibile!».
Che viene meglio definito il 1° marzo successivo.
«Da oggi in poi, l’inquinamento nel mondo; cioè: su questa povera Terra, e dalla Russia e dall’America, o Asia, Oceania o Europa, e perfino dall’Africa: i gas venefici per l’uomo; gli animali, le bestie, le piante e le verdure avvelenate, saranno per colpa dell’uomo!». Dopo nemmeno due mesi, all’1.23 del 26 aprile, nella centrale nucleare di Chernobyl.
LA BOMBA AL LATERANO
L’ultima premonizione segnalata a chiare lettere si riferisce alla nottata fra il 27 e il 28 luglio 1993, quando il veggente sogna «san Francesco sotto la basilica di San Giovanni che mi chiama per aiutarlo a reggere la chiesa. San Francesco mi incoraggia di sostenere con lui la Chiesa. Mi metto spavento perché crollò quasi tutta». È da ricordare che dinanzi alla cattedrale romana, sulla piazza di Porta San Giovanni, c’è il monumento a san Francesco d’Assisi inaugurato nel 1927 in occasione del settimo centenario della morte del santo. Al risveglio, ascoltando la radio, Bruno scopre che in piazza di San Giovanni in Laterano, proprio fra il lato destro della basilica e l’ingresso del Vicariato, era appena esplosa un’autobomba.

domenica 13 agosto 2017

                    
                         PELLEGRINAGGI NELLA TERRA DI MARIA!

domenica 6 agosto 2017


"A Medjugorje capimmo scientificamente che non c'era una truffa"...
 
 

“I risultati delle indagini medico-scientifiche che operammo sui veggenti di Medjugorje ci hanno portato ad escludere la patologia o la simulazione, e dunque un’eventuale truffa.

Se si tratti di manifestazioni del divino non spetta a noi, ma possiamo certificare che non si trattò di allucinazioni né di simulazioni”.

Il professor Luigi Frigerio arrivò per la prima volta a Medjugorje nel 1982 per accompagnare una paziente guarita da un tumore all’osso sacro, le apparizioni erano iniziate da un anno appena, ma la fama di quel posto così sperduto dove si diceva che apparisse la Gospa, era già iniziata a diffondere in Italia.

Frigerio conobbe la realtà del paesino della Bosnia, e venne incaricato dal vescovo di Spalato di avviare un’indagine medico scientifica sui sei ragazzini che asserivano di vedere e parlare con la Madonna.

Oggi, 36 anni dopo, nel pieno della diatriba su Medjugorje sì o no, che sta animando il dibattitto cattolico dopo le esternazioni di Papa Francesco, torna a riparlare di quell’attività di indagine, che venne consegnata immediatamente alla Congregazione per la Dottrina della Fede, direttamente nelle mani del Cardinal Ratzinger.

Per confermare che non ci fu truffa, e che le analisi vennero fatte nel 1985, dunque già in quella che, secondo la commissione Ruini, sarebbe la seconda fase delle apparizioni, quella più “problematica”.

Ma soprattutto per ricordare che quegli studi, non sono mai stati confutati da nessuno, e dopo anni di silenzio, Frigerio ha deciso di raccontare come andò l’indagine sui veggenti.

Professore, da chi era composta l’equipe?

Eravamo un gruppo di medici italiani: io, che all’epoca ero alla Mangiagalli, Giacomo Mattalia, chirurgo alle Molinette a Torino, il prof. Giuseppe Bigi, fisiopatologo dell’Università di Milano, il dottor Giorgio Gagliardi, cardiologo e psicologo, Paolo Maestri, otorinolaringoiatra, Marco Margnelli, neurofisiologo, Raffaele Pugliese, Medico Chirurgo, il prof Maurizio Santini, neuropsicofarmacologo dell’Università di Milano.

Quali strumenti avete utilizzato?

Avevamo apparecchiature sofisticate già all’epoca: un algometro per studiare la sensibilità al dolore, due estesiometri corneali per toccare la cornea, un poligrafo multicanale, la cosiddetta macchina della verità per lo studio contemporaneo della frequenza respiratoria, della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e della resistenza dermocutanea e la portata vascolare periferica.

Inoltre avevamo un apparecchio che si chiama Ampleid mk 10 per l’analisi delle vie uditive e oculari, un impedenzometro ampleid 709 dell’Amplfon per i riflessi uditi del nervo acustico, della coclea e del muscolo facciale, e infine alcune telecamere per lo studio della pupilla.

Chi vi incaricò di effettuare l’indagine?

L’equipe si forma nel 1984 dopo l’incontro con il Vescovo di Spalato Frane Franic, sotto la cui metropolia dipende Medjugorje, ci chiese uno studio, era sinceramente interessato a capire se quei fenomeni arrivassero da Dio.

Tenga presente che era ancora vivo il maresciallo Tito, quindi per loro era indispensabile avere un’equipe di medici esterni.

Il vostro fu il primo gruppo medico a intervenire?

Contemporaneamente al nostro studio si stava svolgendo l’indagine di un gruppo francese, coordinata dall’Università di Montpellier del professore Joyeux, quel gruppo era nato su interessamento del celebre mariologo René Laurentin, si dedicarono principalmente agli studi elettroencefalografici.

Questi esclusero forme di sonno o di epilessia, avevano dimostrato che il fondo dell’occhio e il sistema oculare, era anatomicamente normale.

Quando avvennero le indagini?

Facemmo due viaggi: uno tra l’8 e il 10 marzo 1985, il secondo tra il 7 e il 10 settembre 1985.

Nella prima fase studiammo il riflesso dell’ammiccamento spontaneo, e il battito delle ciglia e la conseguente lubrificazione dell’occhio mediante la palpebra.

Nel toccare la cornea capimmo che si poteva escludere scientificamente una qualche forma di simulazione, magari attraverso l’utilizzo di farmaci, perché subito dopo il fenomeno, la sensibilità dell’occhio ritornava sui valori normalissimi, ci colpì il fatto che cessavano gli ammiccamenti naturali dell’occhio, prima di fissarsi su un’immagine.

I sei veggenti avevano una discrepanza di un quinto di secondo, in posizioni diverse, nel fissare il medesimo punto dell’immagine, con differenze impercettibili tra di loro, quindi in simultanea.

E nel secondo test di settembre?

Ci concentrammo sullo studio del dolore, utilizzando l’algometro, che è una piastra d’argento di un centimetro quadrato che si surriscalda fino a 50 gradi, toccavamo la pelle prima del fenomeno, durante e dopo.

Ebbene: prima e dopo i veggenti allontanavano le dita in una frazione di secondo, secondo i parametri, mentre durante il fenomeno, diventavano insensibili al dolore, abbiamo provato a prolungare l’esposizione oltre i 5 secondi, ma fermammo per evitare loro delle ustioni.

La reazione era sempre la medesima: insensibilità, nessun processo di fuga dalla piastra incandescente.

L’insensibilità si manifestava anche in altre parti del corpo sollecitate?

Toccando la cornea con una pesata minima di 4 milligrammi in fase normale, i veggenti chiudevano l’occhio immediatamente; in fase di fenomeno gli occhi rimanevano aperti nonostante sollecitazioni anche oltre i 190 milligrammi di pesata.

Significa cioè che il corpo resisteva a sollecitazioni anche invasive?

Sì, l’attività elettrodermica di questi ragazzi durante le manifestazioni era caratterizzata da una modifica progressiva, e da un aumento della resistenza cutanea, l’ipertonia del sistema ortosimpatico si attenuava subito dopo l’evento, dai tracciati elettrodermici si notava un’assenza totale di resistenza elettriche cutanee.

Ma questo si verificava anche quando utilizzavamo un pennino per ulteriori stimoli algici improvvisi o quando utilizzavamo un flash fotografico: l’elettrodermia si modificava, ma erano completamente insensibili alla circostanza.

Appena terminata l’esposizione al fenomeno, i valori e le reazioni ai test erano perfettamente normali.

Fu per voi una prova?

Fu la prova che se esiste una definizione di estasi, cioè di essere distaccati da quella che è la circostanza, loro erano assolutamente e fisicamente assenti.

E’ la stessa dinamica notata dal medico di Lourdes su Bernadette quando fece la prova della candela, noi applicammo lo stesso principio con macchinari ovviamente più sofisticati.

Una volta redatte le conclusioni che cosa faceste?

Consegnai io personalmente al Cardinal Ratzinger lo studio che fu molto dettagliato e corredato da fotografie, andai in Congregazione per la Dottrina della fede dove ad attendermi, c’era il segretario di Ratzinger, il futuro Cardinal Bertone.

Ratzinger stava ricevendo una delegazione di spagnoli, ma li fece attendere oltre un’ora per parlare con me, e gli illustrai sinteticamente il nostro lavoro poi gli chiesi che cosa ne pensasse.

E lui?

Mi disse: “E’ possibile che il divino si riveli all’umano attraverso l’esperienza dei ragazzi”, mi accomiatò e sulla soglia gli chiesi: “Ma il Papa come la pensa?”. Rispose: “Il Papa la pensa come me”, e tornato a Milano pubblicai un libro con quei dati.

Che cosa ne è del vostro studio ora?

Non lo so, però so che servì alla Congregazione, e quindi alla Santa Sede per non vietare i pellegrinaggi, il Papa voleva capire in via preliminare questo, per decidere eventualmente se bloccare i pellegrinaggi, ma letto il nostro studio, decisero di non ostacolarli, e di permetterli.

Crede che il vostro studio sia stato acquisito dalla commissione Ruini?

Credo di Sì, ma non ho informazioni in merito.

 

Perché crede di Sì?

Perché verificammo che i ragazzi erano attendibili, e soprattutto nel corso degli anni nessuno studio successivo confutò le nostre risultanze.

Sta dicendo che nessuno scienziato è intervenuto per contraddire il vostro studio?

Esatto, la questione fondamentale era stabilire se in queste presunte visioni e apparizioni i veggenti credevano in ciò che vedevano, o vedevano ciò che credevano.

Nel primo caso la fisiologia del fenomeno è rispettata, nel secondo caso ci saremmo trovati di fronte a una proiezione allucinatoria di carattere patologico. Sul piano medico-scientifico fummo in grado di stabilire che questi ragazzi credevano in ciò che vedevano, e questo fu un elemento da parte della Santa Sede, per non chiudere lì questa esperienza, e non proibire visite di fedeli.

Oggi si è tornati a parlare di Medjugorje dopo le parole del Papa, se fosse vero che non si tratta di apparizioni, significherebbe che saremmo di fronte ad una truffa colossale da 36 anni.

Sono in grado di escludere la truffa: non fummo autorizzati a fare il test del naloxone per vedere se si fossero drogati, ma c’erano evidenze elementari anche perché dopo un secondo tornavano ad avere dolore come gli altri.

Lei ha parlato di Lourdes, vi siete attenuti alle metodologie di indagine del bureau medical?

Esattamente, le procedure adottate furono le stesse, e di fatto eravamo un bureau medical in trasferta, e nella nostra equipe c’era il Dottor Mario Botta, che faceva parte proprio della commissione medico-scientifica di Lourdes.

Che cosa pensa delle apparizioni?

Quello che posso dire è che certamente non c’è frode, non c’è simulazione, e questo fenomeno non trova tutt’ora una spiegazione medico-scientifica valida, il compito della medicina è escludere una patologia, che qui è stata esclusa.

L’attribuzione di questi fenomeni, a un evento soprannaturale non è compito mio, noi abbiamo solo il compito di escludere la simulazione o la patologia.
Andrea Zambrano

 

La storia di Claude Newman, il condannato a morte convertito dalla medaglia miracolosa
 
 

Dio dona a tutti gli uomini la sua grazia e la sua benevolenza. Per farlo si serve sempre, in modo visibile o nascosto, della mediatrice di tutte le grazie, la Madonna. La vicenda, accaduta nel 1944 nel sud degli Stati Uniti, ne è una straordinaria e consolante riprova. Ne fu testimone padre Robert O'Leary SVD (1911-1984), missionario nel Mississippi, che lasciò ai posteri una registrazione audio dal titolo: «La conversione del prigioniero Claude Newman». Questa è la storia che raccontò. 
 
Claude Newman (1923-1944), un uomo di colore, a soli 5 anni era stato separato dalla madre Floretta e mandato a Bovina, una piccola località a est della città di Vicksburg, in Mississippi. Lì, insieme al fratello più grande, crebbe con la nonna Ellen Newman.
Fin da bambino Claude dovette prender parte al pesante lavoro nelle piantagioni di cotone, dove lavorava anche Sid Cook, l'uomo che nonna Ellen aveva sposato nel 1939. Dopo aver assistito ai continui maltrattamenti e alle percosse che l'amata nonna subiva da parte del marito, il pomeriggio del 19 dicembre 1942 Claude uccise Cook con un colpo d'arma da fuoco. Aveva 19 anni. Cercò di fuggire, ma dopo alcune settimane fu arrestato e condannato a morte.
Nel 1943 Claude Newman si trovava in prigione a Vicksburg, in attesa dell'esecuzione. Divideva la cella con altri quattro detenuti. Una sera i cinque conversavano tra di loro quando, in un momento di silenzio, Claude notò una specie di fogliolina appesa con una cordicella al collo di uno dei presenti. Incuriosito domandò di cosa si trattasse. ll compagno di cella rispose bruscamente: «È una medaglia». Claude chiese ulteriori spiegazioni. Il detenuto di fronte a lui era cattolico, ma non sapeva spiegare il senso e lo scopo di quella medaglia. Se la strappò dal collo e, bestemmiando, la buttò ai piedi di Claude gridando: «Su, prenditela!».
Claude, senza dire una parola, raccolse la medaglia miracolosa e, con il permesso delle guardie, se l'appese al collo. Si sentiva attirato da quell'oggetto e lo voleva portare come ornamento.
La stessa notte stava dormendo sulla sua branda, quando all'improvviso fu svegliato da qualcuno che gli aveva toccato il polso. Più tardi raccontò a padre O'Leary: «Davanti a me stava la donna più bella che Dio abbia mai creato». Claude, si spaventò, non sapeva cosa fare. Ma la Signora lo tranquillizzò dicendo: «Se mi vuoi come madre e vuoi diventare mio figlio, fai chiamare un sacerdote cattolico». Dopo di che la Signora scomparve e Claude gridò: «Chiamatemi un sacerdote cattolico!».
Così padre O'Leary la mattina seguente andò da lui. Claude gli confidò quanto era accaduto durante la notte. Poi chiese di ricevere un'istruzione religiosa. Il buon padre O'Leary era scettico, ma promise di assolvere a quella richiesta.
Tornato nella sua parrocchia, padre O'Leary raccontò al suo parroco l'avvenimento. Il giorno dopo si recò puntualmente nella prigione per la prima lezione di catechismo. Lì dovette constatare che Claude Newman non sapeva né leggere né scrivere, perché non aveva mai frequentato la scuola e la sua ignoranza riguardo la fede era ancora piu grande. Non sapeva nulla di nulla. Non conosceva Gesù e sapeva solo che esisteva un Dio.
Cosi Claude venne istruito, ma la cosa sorprendente è che anche i suoi compagni di cella lo seguirono. Dopo alcune settimane, un giorno, durante la catechesi, padre O'Leary disse: «Allora ragazzi, oggi parliamo del sacramento della confessione». Claude subito rispose: «Oh, su questo sono informato! La Signora mi ha detto che noi, quando ci confessiamo, non ci inginocchiamo davanti al sacerdote, ma davanti alla croce di suo Figlio. E quando ci pentiamo davvero dei nostri peccati e li confessiamo, il sangue che Lui ha versato per noi scorre su di noi e ci purifica dai nostri peccati».
Padre O'Leary rimase di stucco. «Oh, non sia arrabbiatol», si scusò Claude, «non ho voluto precederla». «Non sono arrabbiato, solo sorpreso. Allora hai visto di nuovo la Signora?», domandò il religioso turbato. Ma solo quando i due si ritrovarono per alcuni istanti in disparte, il giovane rispose serio: «La Signora mi ha detto, se lei avesse dei dubbi o delle esitazioni, che avrei dovuto ricordarle la promessa che lei fece alla Madonna in Olanda, nel 1940, mentre era in trincea, e della quale lei aspetta ancora l'adempimento». «Poi», cosi ricordò O'Leary, «Claude mi descrisse precisamente in cosa era consistita la promessa. Questo incredibile fatto mi convinse totalmente che, riguardo le apparizioni, Claude stava dicendo la verità».
Ritornato nel gruppo, Claude continuo ad incoraggiare i suoi quattro compagni: «Non abbiate paura della confessione! Davvero voi dite i vostri peccati a Dio e non al sacerdote. Sapete, la Madonna mi ha spiegato: noi parliamo attraverso il sacerdote a Dio e Dio, attraverso il sacerdote, parla a noi».
La settimana dopo padre O'Leary preparò per i suoi cinque detenuti catecumeni una lezione sul Santissimo Sacramento. Claude gli fece comprendere che la Madre di Dio lo aveva istruito anche su questo. Con il permesso del sacerdote, iniziò a spiegare: «La Madonna mi ha detto che  l'Ostia ha solo l'apparenza di un pezzo di pane, ma in verità è suo Figlio. Ella mi ha anche spiegato che Gesù rimane solo per breve tempo dentro di me, come rimase dentro di lei prima della sua nascita a Betlemme.
 Perciò dovrei passare il tempo con lui come ha fatto lei durante la sua vita: amandolo, adorandolo, lodandolo, chiedendo la sua benedizione e ringraziandolo. In quei minuti non dovrei pensare a nessuno e a nulla, ma passare il tempo con lui solo».
Conclusa la catechesi, i cinque ricevettero il battesimo. Era il 16 gennaio del 1944. Quattro giorni dopo avrebbe avuto luogo l'esecuzione di Claude.
Il giorno precedente alla sedia elettrica lo sceriffo Williamson gli disse: «Claude, puoi esprimere un ultimo desiderio. Cosa vuoi?». E lui rispose: «Voi siete tutti agitati. Anche le guardie sono confuse, ma non capite: solo il mio corpo morirà, io andrò a stare con Lei. Perciò vorrei organizzare una festa». «Cosa intendi?» chiese lo sceriffo. «Un party», rispose Claude con calma. «Potrebbe chiedere a padre O'Leary di organizzare una festa con dolci e gelato e permettere ai prigionieri del secondo piano di muoversi liberamente nella sala principale, in modo che tutti possiamo festeggiare?»

«Qualcuno potrebbe aggredire il sacerdote...» avvertì uno dei sorveglianti. Claude si rivolse ai suoi compagni e chiese: «Ragazzi, non lo farete, vero?». Allora il sacerdote andò a far visita ad una ricca benefattrice della parrocchia la quale provvide ai dolci e al gelato. Cosi i prigionieri ebbero il loro party.
Alla fine, nella stessa sala, su desiderio di Claude, tutti poterono vivere anche un'ora santa di preghiera. Meditarono la Via Crucis, pregarono per Claude e per la salvezza delle loro anime. I prigionieri ritornarono nelle loro celle e  padre O'Leary si recò in cappella. Andò a prendere l'Eucarestia e fece fare a Claude la Comunione. Poi i due rimasero ancora in preghiera inginocchiati.
Il sacrificio d'amore per un caso disperato
Quindici minuti prima dell'esecuzione, lo sceriffo Williamson salì le scale, correndo e gridando ad alta voce: «Proroga, proroga, il governatore ha data una proroga di due settimane!». Presso gli uffici competenti, lo sceriffo e l'avvocato di zona avevano tentato tutto il possibile per salvare la vita di Claude. Quando ne fu informato, egli cominciò a piangere. O'Leary e Williamson pensavano che fossero lacrime di gioia e di sollievo. Ma Claude, singhiozzando, disse: «Voi non capite nulla! Se aveste visto solo una volta il "Suo" volto e guardato nei "Suoi" occhi, non vorreste vivere neanche un giorno di più. Dove ho sbagliato?», chiedeva al religioso, «che Dio mi rifiuta di tornare in patria? Perché dovrei vivere per altre due settimane sulla terra?». 
O'Leary ebbe un'idea: ricordò a Claude James Hughes, un altro detenuto, che aveva condotto una vita perversa, anch'egli condannato a morte; mentre Claude veniva educato nella fede cattolica, James aveva iniziato a nutrire un profondo odio verso di lui.
«Forse Maria desidera che tu offra questa rinuncia, il non poter essere ancora presso di Lei, per la conversione di Hughes», disse. «Perché non offri a Dio ogni momento lontano dalla Madonna per questo prigioniero, per far sì che non resti lontano da Dio per  l'eternità?». Claude fu d'accordo e chiese al suo interlocutore di insegnargli le preghiere necessarie. Per due settimane offrì tutto quello che poté per James Hughes.
Alla fine Cluade Newman fu giustiziato e padre O'Leary commentò: «Mai avevo visto prima qualcuno andare incontro alla morte cosi sereno». Anche i testimoni ufficiali e i giornalisti ne furono sbalorditi e non riuscivano a comprendere come il volto di un condannato a morte sulla sedia elettrica potesse esprimere tanta serenità.
Le ultime parole di Claude furono per il religioso: «Padre, mi ricorderò di lei e quando avrà un desiderio, si rivolga a me ed io chiederò alla bella Signora».  
Era il 4 febbraio 1944. La notizia dell'esecuzione di Claude Newman fu pubblicata il giorno stesso sul «Vicksburg Evening News»: «Questa mattina alle ore 7.00, nella prigione federale di Warren, mediante sedia elettrica, si é svolta l'esecuzione capitale di Claude Newman, un uomo di colore di vent'anni. Egli é stato accompagnato da padre O'Leary. Prima dell'esecuzione Newman, che in prigione é diventato cattolico, ha detto: "Sono pronto ad andare!"» 
Salvato all'ultimo momento
Tre mesi dopo, il 19 maggio 1944, doveva aver luogo l'esecuzione di James Hughes, l'uomo che aveva odiato profondamente Claude Newman. Padre O'Leary raccontò: «Era il tipo più disonesto e immorale che avessi mai conosciuto. Il suo odio contro Dio e contro tutto ciò che è spirituale è impossibile descriverlo».
Poco prima di essere accompagnato dallo sceriffo nella cella dell'esecuzione, il medico del carcere chiese a Hughes almeno di inginocchiarsi e di recitare il Padre Nostro. Come risposta, costui, bestemmiando, gli sputò in faccia.
Appena Hughs fu fissato sulla sedia, lo sceriffo fece un ultimo tentativo: «Se avesse ancora da dire qualcosa, lo dica ora!». La risposta fu un'altra bestemmia. Ma poi, all'improvviso, ammutolì. Fissando con occhi sbarrati dallo spavento un angolo della stanza, ad alta voce gridò: «Portatemi un sacerdote!».
Poiché la legge di Mississippi prescrive la presenza di un sacerdote alle esecuzioni capitali, O'Leary era già nella stanza, ma nascosto dietro alcuni giornalisti, perché Hughes aveva minacciato di bestemmiare Dio, se avesse visto un «pretaccio».
O'Leary andò immediatamente dal condannato, il quale gli disse: «Sono cattolico, ma a diciotto anni, per la mia vita immorale, mi sono allontanato dalla Chiesa». Poi tutti uscirono. Rimasero solo il sacerdote e il prigioniero. James Hughes si confessò come un bambino, con profondo pentimento.
 Quando tutti rientrarono nella stanza, lo sceriffo domandò con curiosità: «Padre, cosa ha provocato il cambiamento di Hughes?». «Non lo so», rispose O'Leary. Lo sceriffo si rivolse al condannato: «Cosa ti ha fatto cambiare idea?» «Si ricorda l'uomo di colore, Claude Newman, che non potevo sopportare?», chiese un Hughes totalmente diverso. «Stava qui in quell'angolo e dietro di lui, con le mani sulle spalle di Claude, la Santa Vergine. Poi Claude mi ha detto: "Ho offerto la mia morte in unione con Cristo sulla Croce per la tua salvezza.

La Madonna ha ottenuto per te la grazia di vedere il luogo dell'inferno a cui sei destinato, se non dovessi pentirti". E in quell'attimo ho chiesto ad alta voce un prete». Poco dopo James Hughes fu giustiziato. Si era convertito all'ultimo momento....

sabato 5 agosto 2017

                             Chi è satana (di Don Renzo del Fante)....

 
 
 

 Satana non è uno spauracchio o una favola per gente rimasta bambina. È, purtroppo, una persona viva, la cui cattiveria e pericolosità vanno prese sul serio.

 Il Diavolo non è morto, anche se troppi si illudono di averlo ucciso con l'arma del ridicolo. E non è solo. Satana è il dittatore di uno sterminato numero di esseri falliti, ma di una natura superiore a quella umana: quindi molto più potenti, intelligenti e astuti di noi. Possiamo immaginarceli a piacimento; tanto non hanno corpo...
Qualche volta si manifestano sotto forme umane o mostruose; alcune volte prendono forme equivoche e altre volte aspetti ributtanti o spaventosi. Lo schifo morale, che ci farebbe la conoscenza del loro spirito corrotto, sarebbe insopportabile.
Eppure Satana e tutti i satelliti erano Angeli del Paradiso. Essi si sono irrevocabilmente ribellati a Dio, rinunciando per sempre alla felicità dell'Amore perfetto.

L'opera del Demonio
Satana è un essere cosciente e libero, che non vuol conoscere l'amore. Mai sazio di odio, consunto dall'invidia, egli tende ad allontanare anche noi da Dio e dal nostro prossimo. 

Non vorrebbe che noi amassimo il Signore, perciò cerca di seminare l'odio contro di Lui, la disperazione o almeno l'indifferenza nei riguardi della Religione.

 Il Diavolo non sopporta che ci amiamo fra noi: per questo il Vangelo lo descrive come il furtivo seminatore di zizzania tra le famiglie e in ogni forma di società umana. Vorrebbe fare, anche di questa terra, il suo regno governato dall'invidia, dal terrore e dall'inganno. Vorrebbe contagiarci della sua rabbia impotente contro Dio e della sua gioia veramente satanica di far soffrire gli altri.

 Lo scopo del Diavolo è di portarci al peccato, di farci sciupare la vita così da presentarci al giudizio senza la grazia di Dio. Vorrebbe, ma non senza la nostra libera scelta, che andassimo tutti ad ingrossare il numero dei falliti, dei disperati, dei dannati all'Inferno. I mezzo di cui dispone per nuocerci sono diretti e indiretti. Il Demonio agisce sulle cose, crea situazioni, influenza e organizza gli esseri umani. Il suo potere è enorme anche se deve far sempre i conti sia con Dio, del quale rimane una piccola creatura, sia con la nostra libera volontà che egli può suggestionare ma non sopraffare.

 Quando pecchiamo è perché noi vogliamo il male, quindi è per colpa nostra. Il peso di cattive abitudini, il cattivo esempio che ci può venire dal prossimo, la tentazione da parte del Demonio non sono mai tali da privarci della libertà.
Infatti chi non fosse libero non avrebbe né colpa, né merito del male e del bene che compie. I peccati li facciamo per colpa nostra; va all'Inferno solo chi vuole un contrasto definitivo con Dio.
Se non ci può costringere a peccare, il Diavolo però può presentarci la colpa nella forma più seducente: cioè come l'azione più logica per raggiungere con furbizia e prontezza, ed in piena indipendenza da Dio, la nostra felicità.

 Il Diavolo può agire sulle cose, sulla parte corporale e psichica inferiore dell'uomo e sa mascherare benissimo la sua opera, nascondendosi dietro pseudo-malattie, casi fortuiti, ecc. Da ladro intelligente non manda l'avviso di passaggio e cerca di non lasciare tracce. Egli sa sfruttare la collaborazione umana, sia di coloro che coscientemente si mettono al suo servizio, sia di noi quando operiamo il male, per qualsivoglia motivo.

Il regno di Satana
Non è cosa da nulla la potenza e l'opera del Demonio, se è scritto nella Bibbia che Gesù è venuto al mondo per disfare il regno di Satana, e che tutto il mondo giace in potere del Maligno (S. Giovanni, I Lett., capo III e V).

 Gesù, come Dio, è infinitamente superiore al suo avversario. Ma anche come uomo, Gesù è il suo vincitore. Con tutta la sua vita, specialmente con la sua morte e risurrezione, Gesù ha vinto: e Satana è precipitato come folgore dal cielo.
Ma questo contrasto tra Gesù e Satana continua a ripetersi e a decidersi in ogni singola persona, nella profondità della coscienza che ode la voce buona e severa del bene e la voce perfida e carezzevole del male. La grande battaglia non terminerà che alla fine del tempo, quando la Redenzione sarà compiuta e ciascuno avrà definitivamente scelto il suo destino di Amore e felicità eterna, o di odio e di disperazione irreparabile. Dio non ci obbliga a essere buoni per forza, a entrare nel suo Paradiso anche di malavoglia. Ci stima e ci aspetta! E il Demonio ne approfitta per farci camminare su altri sentieri.

 Come il Regno di Dio, di cui Lucifero è un viscido plagiatore, anche il Regno delle tenebre ha la sua forza nell'Aldilà, in quel maledetto Inferno, sul quale non serve fare dell'insulsa ironia.
Satana ha pure su questa terra la sua chiesa con i suoi capi, le sue leggi e i suoi riti; ha i suoi sacerdoti e i suoi templi. E mentre i figli della Luce dormono... anche di giorno, i figli delle Tenebre vegliano e lavorano anche di notte!

Vigilate e pregate!
In mezzo a un esercito di pecoroni, vittime del Demonio e rassegnati ai loro vizi e ai loro peccati, ci sono purtroppo gli adoratori di Satana, i fanatici apostoli dei male.
Noi, purtroppo (e quante volte ce ne pentiamo!) facciamo il peccato. La nostra mancanza è tanto più grave quanto meglio conosciamo la legge di Dio e più luminoso ci appare il suo Amore. Ci sono però individui che addirittura amano il peccato, si adoperano per diffonderlo e fanno dell'odio a Dio e al prossimo il pungolo del loro agire.

 In questi ultimi anni vediamo poi tra i « figli della Luce » allentarsi i vincoli di amore e di devozione che li legano ai loro Morti, al mondo, misterioso e vicinissimo, dell'Aldilà.
Anime pensose e religiose hanno visto con sgomento lasciar sempre minor spazio al culto degli Angeli, dei Santi, della Madre di Dio e nostra. Con la scusa di semplificare, di modernizzare, si collaborò a ridurre e distruggere la vita di Fede. E già se ne vedono i frutti amari.
Anche l'amore personale a Gesù Cristo è insidiato nelle anime da teorie che puzzano di vecchio protestantesimo e di recente marxismo.
 
 Il patto col Diavolo
Mentre diminuisce la pratica di una Fede semplice e soda, assistiamo ad un crescere pauroso della superstizione e del culto idolatrico a Satana, anche in mezzo al mondo cristiano.
Basti pensare alla diffusione silenziosa ma capillare della Massoneria. Quante messe nere vengono celebrate, profanando la Santa Eucaristia, anche nelle città cosiddette cattoliche!
I Satanici e i Luciferiani, che adorano il Demonio, tentando di asservirlo ai loro loschi interessi, non sono certo in diminuzione. E quelle persone che fanno il patto col Diavolo sono sempre delle eccezioni, ma non così rare come si vorrebbe...
Costoro gli vendono, quasi gli « consacrano », l'anima in anticipo in cambio della promessa del suo aiuto (che qualche volta dà, in maniera ridotta, e molte volte no!). Vogliono avere subito il regno di questo mondo:
salute, piaceri, denaro, soprattutto il potere di vendicarsi, di nuocere al prossimo.

 Sono proprio queste persone, che esteriormente sembrano normalissime, persino superdotate, quelle che compiono i malefici sugli innocenti e organizzano iniziative volte a sradicare la Fede e la morale.

 Se costoro si fanno pagare, sapendo i gravissimi rischi cui vanno incontro provocando dei veri malefici, non si accontentano certo di poche migliaia di lire, come certi ciarlatani che imbrogliano gli ingenui e i superstiziosi, ma che in realtà non credono né a Dio, né al Demonio. 


Fonte:http://medjugorje.altervista.org/doc/inferno//38-diavolo.php

sabato 29 luglio 2017

 
(Dal libro “Vivere con il cuore”, di Padre Marinko Šakota, Medjugorje 2006, pp. 145-150)
 
 
Padre Slavko era maestro con tutto il suo essere, le parole ed il silenzio, l’azione e la preghiera. Il vero maestro della vita spirituale, solitamente, non si presenta come maestro. Egli non desidera insegnare, non si impone, né discute, né cerca di convincere.
 
Egli vive in modo tale che gli altri imparino dal suo esempio. Molti hanno riconosciuto in padre Slavko un maestro spirituale anche quando non pronunciava una sola parola, perché era la sua vita a parlare ed a fare da orientamento. Chi l’ha scoperto e compreso, era felice delle tante e preziose lezioni sulla vita e sulla crescita spirituale. Padre Slavko poteva dare perché, grazie all’apertura spirituale, era pronto a ricevere. Dal suo esempio si poteva continuamente imparare, perché egli stesso era impegnato costantemente ad apprendere. Viveva incessantemente le parole di san Francesco: “Fratelli, iniziamo dall’inizio, poiché sinora abbiamo fatto ben poco”.
 
Tanti hanno imparato a pregare da lui, che dedicava tanto tempo alla preghiera, ispirati dal suo modo di pregare. Per lui, pregare era normale, come mangiare o lavorare, perché la vita spirituale ha regole simili alla vita fisica. La vita spirituale è minacciata se non la si nutre con la preghiera quotidiana, se non la si purifica mediante la confessione e non la si arricchisce con la santa Messa. Al contrario, avremmo la povertà spirituale ed il deserto spirituale. La preghiera era, per lui, “l’esistenza con Dio nell’amore”. Per questo motivo, il cristiano non può limitarsi alla preghiera come richiesta per sé di qualcosa di Dio. La preghiera non può diventare pronto soccorso per sé, ma, in primo luogo, deve essere tesa a cercare Dio. Se il cristiano non prega per Dio, e se Dio non è al primo posto nei suoi desideri, allora può accadere che la sua preghiera sia atea, che sia recitata senza Dio.
 

M’interessava il modo di pregare di padre Slavko. Lo faceva servendosi delle preghiere preformulate o spontaneamente, o forse il suo stile era più contemplativo? Desideravo far mio il modo di pregare di un uomo che ritenevo essere un vero maestro di preghiera. Padre Slavko, tuttavia, non mi ha dato la risposta che mi aspettavo, non volendo impormi il suo modello, ma mi ha indicato una direzione: “Ognuno ha il suo modo di pregare. Io ho il mio, e tu scopri il tuo”. Evidentemente intendeva dire che ogni uomo è diverso, e che quindi ognuno deve trovare la propria via di preghiera. Per lui la cosa più importante non era quale preghiera si scegliesse, ma che si pregasse e che si fosse assidui nella preghiera.
 
Riteneva che chiunque avrebbe scoperto, con il tempo, il modo più consono di pregare. Non dedicava molta attenzione neanche al tema della più conveniente postura da assumere durante la preghiera, se genuflessi o seduti, oppure alle questioni come il comunicarsi accogliendo il Corpo di Cristo con la bocca o sulle mani, dando a ciascuno piena libertà di decidere. Non si può dire che questi comportamenti esteriori fossero per lui irrilevanti, perché la postura del corpo può e deve incidere sull’atteggiamento interiore e sui processi interiori che si sviluppano durante la preghiera.

Tuttavia, padre Slavko nel corso dei seminari e delle adorazioni, sottolineava come fosse necessario che ciascuno trovasse l’atteggiamento di preghiera più conveniente per lui. Le sue preghiere erano intrise di semplicità, avvolte da una devozione e da un calore infantili, e colme di una profondità di contenuti. Pregava con il cuore, cosa che attraeva la gente, ed il suo modo di pregare non lasciava nessuno indifferente.
 
Dall’esempio di padre Slavko si poteva imparare che la preghiera non va mai da sola, ma che è necessario anche l’impegno. Forse l’uomo prega più facilmente e più fervidamente quando si trova in certe particolari circostanze della vita, ma la preghiera non può limitarsi soltanto a situazioni particolarmente difficili, perché, come esiste il cibo quotidiano per il corpo, così dovrebbe esistere il cibo per l’anima.
 
Come si dedica un determinato lasso di tempo all’alimentazione del corpo, si dovrebbe fare altrettanto per l’alimentazione spirituale. Tanti cristiani, però, hanno dimenticato la preghiera, praticandola sempre di meno. Trascurano la preghiera ed adducono la scusa di non avere tempo per il troppo lavoro. Padre Slavko non era affatto d’accordo con questa giustificazione. Egli individuava le cause, invece, nel dare troppo tempo ed importanza all’avere, così come alla mancanza di amore verso Dio ed alla scarsa necessità di pregare. “Chi ama Dio troverà il tempo e sarà con lui; chi non lo ama, troverà sempre qualcosa di più importante e di urgente e non avrà tempo per incontrarsi con Dio”.
 
Padre Slavko non si limitava a registrare il problema e a cercarne le cause, ma dava anche consigli concreti sulla preghiera. Secondo lui, l’uomo che aveva i problemi di cui si è detto, ed in generale ogni uomo, avrebbe dovuto iscriversi alla scuola della preghiera. E per frequentarla, è necessario sapere che la preghiera è incontro e colloquio. Per l’incontro occorre avere tempo disponibile, e per colloquiare occorre sapere la lingua.

La preghiera, quale colloquio con Dio, “ha un suo lessico, una sua grammatica, i suoi contenuti, che richiedono tanto esercizio, come ogni altra lingua”.Se un cristiano frequenta questa scuola di preghiera, egli attiverà in sé i meccanismi della crescita del seme divino che Dio ha gettato nel cuore dell’uomo, e dall’uomo dipende se crescerà e darà i frutti o si atrofizzerà.
 
“E quando l’uomo sa che si tratta del seme dell’amore piantato nel giardino della sua vita e che può crescere, allora non si affaticherà nel tentativo che il suo amore cresca. Questo suo tentativo è, tuttavia, soltanto un cooperare con l’amore divino, al quale si devono il seme e la crescita dell’amore nell’uomo”.
 
Padre Slavko potremmo chiamarlo maestro del cuore, perché il posto centrale nelle sue prediche, nei suoi discorsi e nei suoi scritti è occupato dal cuore. Quasi tutti i suoi libri, nel titolo, contengono questa parola: Pregate con il cuore, Adorate mio figlio con il cuore, Celebrate la messa con il cuore, Dammi il tuo cuore ferito, Perle del cuore ferito, Seguimi con il cuore, Pregate insieme con i cuori gioiosi, Digiunate con il cuore. Tutti parlano del cuore umano e tutti sono convincenti ed utili, perché in essi si rispecchia il suo proprio cuore, la sua crescita, le domande che si poneva e le risposte che si dava.
 
Tutto ciò che faceva, lo faceva con il cuore, e tutti questi libri sono opera del suo cuore. Per lui il concetto di cuore ha il medesimo significato del concetto di amore. “Fare qualcosa con il cuore, non significa niente altro se non fare qualcosa con amore. Fare con dedizione, con dignità, con raccoglimento. Ed anche pregare e glorificare il Signore con il cuore vuol dire farlo con amore. Il che vuol dire senza alcuna costrizione: volentieri”.
 
Pregare con il cuore non significa pregare sempre con sentimenti grandi e sublimi, ma essere determinato a pregare. Per spiegare questo concetto, padre Slavko cita l’esempio del bambino che, nonostante le difficoltà di apprendimento, va a scuola volentieri. Qualche altro bambino potrebbe anche essere un genio, che studia senza difficoltà e sforzi particolari, ma non va a scuola con il cuore, se ogni mattina ed ogni sera crea problemi ai propri genitori chiedendo insistentemente perché debba andare a scuola.
 
Ci sono persone che giustificano il loro non andare a Messa ed il loro non praticare una vita cristiana indicando il modo di vivere di certi cristiani che a Messa ci vanno, ma rimangono inalterati ed infruttuosi.

 La causa dell’infertilità nella vita dei cristiani criticati, sottolineava padre Slavko, non occorre cercarla nella santa Messa e nella Parola di Dio, ma nei loro cuori, che egli paragona ad un campo: “Chiunque lavori la terra, conosce un fatto per esperienza vissuta: è inutile avere un seme divino, se non prepari la terra come dovresti. È inutile tutto quello che fai, se le radici dell’erbaccia non le estirpi completamente”.
 
Determinarsi volentieri alla preghiera è, dunque, il primo passo verso una preghiera con il cuore. È poi necessario dedicare sufficiente tempo alla preghiera, perché essa è incontro con Dio, al quale, come a tutti gli incontri, occorre dedicare del tempo. Aprire il cuore alla volontà divina è un momento particolarmente importante, come per Maria, la quale dice: “Eccomi al tuo servizio, o Signore, sia fatta la tua volontà”. In questo modo, l’orante, dal canto suo, pone le premesse per l’incontro, ed evita di dettare delle condizioni a Dio. È così che inizia la preghiera fatta con il cuore.
 
Per il resto, occorre affidarsi a Dio ed alla sua iniziativa. Padre Slavko, come maestro spirituale, ha lo specifico merito di avere dato alla spiritualità di Medjugorje una struttura riconoscibile. Il suo tipo di spiritualità non era lasciato in balia dei sentimenti, ma era eccome ponderato e preparato, razionale, sensato, comprensibile a chiunque.
 
 D’altro canto, tuttavia, era pieno di calore e di cuore. Con questo genere di spiritualità, padre Slavko, con una grande sensibilità, cercava di avvicinarsi alla natura, al carattere ed alla realtà della vita dell’uomo moderno, per condurlo verso le strade della crescita spirituale”.